mercoledì 26 novembre 2008

Vivere per lavorare o lavorare per vivere?



Si può rispondere ad una domanda con un'altra domanda?

Visto i tempi che corrono c'è qualcuno che può permettersi di vivere senza lavorare?

Si, ma penso che nell'elenco ci siano più "no".
Spesso per vivere in modo "normale", senza "strafare" senza "esagerare" cercando di "evitare il superfluo" una sola busta paga non basta (forse in alcuni casi neanche due): tra mutuo casa, bollette, alimentari, salute...
Perché questo discorso?
Forse il perché lo avete già capito, leggendo tra le righe!
Da un’ po’ di tempo, sono ritornata a lavorare, eh si, dopo i mesi di "astensione obbligatoria" e anche se sono alquanto "triste" per innumerevoli perché, sono anche "felice", per altri innumerevoli perché.
Ma non vi preoccupate, non mi metterò ad elencarli, ma volevo soltanto dire, che infondo penso di essere fortunata ad avere un lavoro, ci sono persone che nemmeno lo trovano un lavoro e...poi ci sono anche quelle che il lavoro non lo vogliono cercare o non vogliono "abbassarsi" a fare alcuni lavori...ma sorvoliamo.
Poi so, che ho un marito, al quale piace il “mestiere di papà” e lo fa con tanta cura e amore e questo mi aiuta a stare bene e a non sentirmi in colpa per quando non ci sono io con i piccoli o meglio per quando non posso esserci!!!

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"Il lavoro è amore rivelato.
E se non riuscite a lavorare con amore,
ma solo con disgusto, è meglio per voi lasciarlo e,
seduti alla porta del tempio,
accettare l'elemosina di chi lavora con gioia.
Poiché se cuocete il pane con indifferenza,
voi cuocete un pane amaro,
che non potrà sfamare l'uomo del tutto.
E se spremete l'uva controvoglia,
la vostra riluttanza distillerà veleno nel vino.
Anche se cantate come angeli,
ma non amate il canto,
renderete l'uomo sordo alle voci del giorno e della notte."
KAHLIL GIBRAN

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