mercoledì 30 settembre 2009

"Gusti di frontiera" kermesse enogastronomica - Gorizia

Venerdì 25 - Sabato 26 - Domenica 27 settembre 2009

Un collage di culture e di costumi gastronomici internazionali.

Noi siamo stati sabato, era una bella giornata di sole, ma non mancava l'arietta, che ogni tanto all'ombra diventava fastidiosa, non tanto per noi, ma per i piccolini, al sole caldo, caldo, caldo e poi all'ombra freddino, ma abbiamo risolto con una maglietta.
Ne è valsa la pena, abbiamo passato una bella giornata all'aria aperta e non chiusi tra le mura di casa o in un luminosissimo ma sempre chiuso supermercato.
La piccolina non appena sentiva la musica si metteva a ballare, mentre il grande ha camminato tanto, si è stancato e ogni tanto sostava per fare un riposino.

Tre giorni all'insegna del sapore tra le vie della città "divise" in borghi.


Borgo Italia: erano rappresentate tutte le Regioni del Belpaese, si potevano assaporare delizie provenienti da tutta la Penisola, isole comprese: dalla Val d'Aosta gli gnocchi con la fonduta, dal Piemonte i famosi agnolotti e la salsiccia di Brà, i celebri cannelloni al ragù dall'Emilia Romagna, l’inarrivabile porchetta arrostita dalla Toscana, ma anche il capretto arrosto dalla Sardegna e gli stuzzicanti “arrosticini” dell'Umbria.

Borgo FVG: con la sua impareggiabile enogastronomia che abbraccia i monti della Carnia e il mare dell’Adriatico: dai golosi dolci (strudel, krapfen, frittelle di mele, preparati e cotti sul momento) all’immancabile frico, passando per gli apprezzati infusi, il miele, i formaggi della montagna pordenonese, i distillati, per arrivare a leccornie come l’orzotto, la polenta pasticciata, le rane fritte e l’anguilla in umido.

Borgo Gorizia: dove era possibile gustare autentiche prelibatezze come la jota, le palacinke, gli gnocchi di zucca e di susine, ma anche prodotti ricercati come il tartufo di Sant’Andrea, i gustosi funghi sott’olio, lo speciale miele e le tipiche verze.
Per gli amanti e intenditori di vino, la scelta era ardua, tanti sono i vini della zona, i DOC del Collio e dell’Isonzo, unanimemente riconosciuti fra i migliori d’Italia: fra i bianchi, profumati Tocai, Malvasia istriana, Ribolla, Sauvignon, Pinot bianco e grigio e il prezioso Picolit; fra i rossi, corposi Cabernet, Merlot, Pinot, Refosco.
Borgo Francia: dove proponevano i croccanti prodotti da forno (baguette, croissant, dolci, torte, biscotti), le dolcissime crepes, ma anche vini, salumi, spezie, e pregiati prodotti di artigianato, come tovaglie, saponi e cosmetici.
Borgo Grecia: dove si trovavano le pecialità dal gusto intenso come moussakà, souvlaki, gyros pita, tzatziki e dolci tipici come baclavà, kadaifi e i raffinati vini come Retsina, Kritikos, Makedonikos e Nemea.
Borgo Austria e Borgo Germania: con i Fiumi di birra, salsicce, crauti, wurstel, maiale alla griglia e altre saporite specialità accompagnate dal ritmo assordante della tipica musica etnica tedesca e austriaca.
Borgo dedicato ai Balcani: con i sapori audaci delle tradizioni culinarie di Albania, Bosnia, Croazia e Serbia. Piatti della cucina bosniaca e serba come la Sirnica (una sfoglia di pasta con formaggio), la dolma (verdure ripiene di riso) o la Pljeskavica (una sorta di hamburger di carne), ma anche piatti tipici dell’Albania come il Burek, le Qofte te ferguara, saporite polpette di carne sapientemente speziate, o dolci squisiti come la Baklava o il Kadaif. Carne stufata (una sorta di gulash dalla lenta cottura), Zagorski štrukli (a base di formaggio, noci, papavero, ortiche e mele) nonché miele e confetture rappresenteranno invece il biglietto da visita della Croazia a Gusti di Frontiera.
Borgo Slovenia: con gli immancabili vini del Collio sloveno (Brda), nonché il prosciutto cotto nel pane, i deliziosi zlikrofi e la grande varietà di selvaggina. Il gulasch (pur con varianti assai differenti tra loro) accomuna la Slovenia all’Ungheria, che nel “percorso del sapore” proposto dalla mappa di Gusti di Frontiera stanno fianco a fianco: in via Marconi sarà possibile gustare lo spezzatino di maiale con gnocchi di patate, la zuppa al ragù di cervo insaporita al dragoncello, gli gnocchi con la panna acida o al formaggio e le invitanti crepes di farina di granturco farcite con marmellata di prugne.

...e tanto altro ancora.


Una piccola parentesi è da aprire sul manifesto pubblicitario.


All'inizio ho sentito parlare della manifestazione tra parenti e tv e soltanto in un secondo momento ho visto il cartellone pubblicitario e sono rimasta colpita dall'immagine e navigando in internet ho scoperto che non sono stata la sola, infatti in un articolo Tania Ciot il cui titolo era "Gusti di frontiera, manifesto discutibile" parlava proprio di questo.


Dal suo articolo: Un'immagine che porta con sé una grave mancanza di rispetto verso chiunque abbia una sensibilità mediamente sviluppata. Con quale coscienza si sfrutta la tenerezza suscitata da un maialino per promuovere un'iniziativa per la cui realizzazione quel maialino presto o tardi verrà barbaramente macellato e mangiato? Sottintendendo, poi, che anche una bella e dolce ragazza amerà mangiarsi quel maialino, che ora tiene delicatamente in braccio?...Chi diffonde messaggi pubblicitari dovrebbe perciò avere la decenza di non sfruttare proprio un animale per pubblicizzare il salame, la salsiccia o quant'altro quello diventerà dopo una breve vita in allevamento.


Io non sono vegetariana, ne vegana (e non sono contraria a chi lo è, sono scelte...), mi piacciono i prodotti animali, ma questo cartello mi ha colpita a ugualmente.

L’ho visto e tac, mi ha colpita.

Forse sarà stata questa l’idea, in un modo o nell’altro, per una cosa o per un’altra, colpire la gente?

Voi che ne pensate?

Chiusa parentesi!


Per adesso questo è quanto, ciao a tutti e scusate per i pochi post, ma siamo, sono talmente "occupata/i" che non ho/abbiamo il tempo materiale per scrivere e a volte nemmeno per commentare i post degli amici/che, spesso riusciamo a passare per leggere velocemente e a volte nemmeno quello. Ci vorrebbero le giornate di più ore! :-)

Per il resto solita routine, lavoro, casa…e tutto con l’orologio, ma perché gli orari sono così importanti? Non si può più vivere senza orologio, senza orari.  (Su questo si potrebbe aprire un post apposito, magari uno dei prossimi giorni emmh tempo permettendo, senza impegno “un giorno” :-))

Martina non cammina ancora da sola, ma ha fatto grandi progressi, probabilmente tra un po’  prenderà coraggio e si lascerà andare, adesso lo fa senza pensarci e quando ci pensa o meglio si accorge che sta in piedi da sola,  si spaventa :-)

Il fratellino in questo momento non l’aiuta molto, vuole sempre abbracciarla, coccolarla e spesso va finire che la trascina sul tappeto ed ecco che si spaventa ulteriormente, tanto che in asilo le maestre mi hanno detto che quando qualcuno le passa accanto si spaventa.

Per il mangiare?  Siamo sulla via giusta. Oggi in asilo ha mangiato addirittura un pò di pastina.

Ecco, per adesso è tutto davvero.

A presto!

Le foto della kermesse gastronomica, manifestazione molto riuscita complice anche le belle giornate di sole che hanno spinto la gente ad uscire di casa.

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giovedì 24 settembre 2009

08/09/1943 LO SCONTRO ARMATO DI DEVETAKI - SPOPAD V DOLU

VZPI ANPI Dol - Jamlje

Il 20 settembre 2009 è stato inaugurato un nuovo monumento non ai caduti come vale per la maggior parte dei monumenti, il perché di questo lo capirete dalle righe che seguono.
La targhetta riporta la scritta "UNITI E VITTORIOSI NELLA LOTTA".

In occasione è stato scritto un "libretto" (a cura di Aldo Rupel) con la storia, che riporto
20 septembra 2009 spomenik
Partizani niso v spopadu imeli mrtih in niti ranjenih. Zato je spomenik pri Devetakih, na sticiscu madkadamskih goznih cest pod kamnolomom, posvecen zmagi in ne padlim, kot velja za velikansko vecino drugih obelezij, ki nas spominjano na Narodnoosvobodilno borbo.
Izdana je bila majhna brusura (uredil Aldo Rupel) iz katere sem povzela naslenji tekst.
"ZMAGOVITI V BOJU" .

LO SCONTRO ARMATO DI DEVETAKI

La situazione generale


L'8 settembre 1943 alle 18.00 il generale delle forze Alleate nel Mediterraneo proclamò per radio la capitolazione dell'Esercito italiano; un'ora dopo il Maresciallo Badoglio ripeté la notizia da Roma.


Le unità fasciste, le stazioni dei Carabinieri e l'Esercito si sfaldarono rapidamente trasformandosi in gruppi disorganizzati. La popolazione del Litorale sloveno, organizzata nell'Osvobodilna fronta (Fronte di liberazione), provvide a disarmare i militi e i soldati, aiutata da circa 250 combattenti partigiani presenti in quel momento sul territorio. Le grandi formazioni operavano altrove.


In due giorni fu liberata l'intera area tranne Trieste, Gorizia e le località lungo le linee ferroviari, difese dalla 71. divisione tedesca. Ingenti quantità di armi passarono nelle mani della popolazione che insorse.


A Gorizia il Comando militare italiano si dilungava nel dare una risposta netta alla proposta del Comando delle forze partigiane di formare un fronte comune contro l'Esercito tedesco che l'11 settembre entrò in città salutato da numerosi cittadini.


Intorno alla città invece si creò una linea di offesa/difesa che ricordava il percorso del fronte della Grande guerra. La Goriska fronta, in italiano denominata Battaglia di Gorizia, fu combattuta da poche unità partigiane con esperienze belliche e una grande massa di nuovi insorti (da 4.000 a 5.000, mentre le forze nemiche contavano da 15.00 a 16.000 uomini) sotto la guida del Comando della zona operativa del Litorale insediatosi a Vogrsko.


La zona meridionale del Goriziano diventò un importante incorio percorso da migliaia di persone: in una direzione soldati italiani in fuga verso occidente, nell'altra i detenuti, gli internati nei campi di concentramento e i prigionieri di guerra liberati. Si spostavano anche grandi quantità di materiale bellico, armi, nunizioni e cibo confiscate dall'OF nelle caserme e nei magazzini. Da Monfalcone e dalla Bisiaccheria arrivavano anche grandi gruppi di nuovi combattenti radunati prima a Selc-Selce e poi a Paljkisce in Dol-Vallone.


Dal 14 al 25 settembre seguirono gli scontri e i contrattacchi delle forze tedesche intente a ripulire il territorio attraversato da importanti linee di comunicazione che l'esercito germanico doveva avere sotto controllo per motivi strategici.


LO SCONTRO DI DEVETAKI


La mattina del 18 settembre 1943 partì da Monfalcone una colonna dell'Esercito tedesco con sette autocarri, un'ambulanza e un'autoblinda. Il percorso pianificato prevedeva di arrivare a Gorizia attraverso Selz-Selce, Doberdob-Doberdò, Poljane-Marcottini, Devetaki-Devetacchi, Gabrje-Gabria e Rupa, ma tra queste ultime località le forze partigiane prima la bloccarono e poi la respinsero.


Intanto un battaglione partigiano da Paljkisce si sposto lungo i pendii per prendere posizione in parte nella cava e in parte sui pendii tra la cava e l'abitato di Devetaki. L'autocolonna tedesca, respinta a Gabrje, dove abbandonò anche una parte dei veicoli, decise di tornare verso il Vallone. Gran parte dei soldati era a piedi mantenendo una distanza di tre metri uno dall'altro. Due autocarri trainavano due pezzi di artiglieria.


Quando l'intero schieramento nemico fu a tiro, una Breda pesante e tre leggere aprirono il fuoco seguite da salve sparate dai fucili.


Molti militari tedeschi furono subito colpiti, altri cercarono riparo nel fossato sul bordo della strada oppure nelle caverne scavate sopra la strada durante la prima guerra mondiale. La resistenza dal fossato fu presto liquidata, mentre continuava dall'interno delle caverne. Il comando partigiano decise allora di inviare un gruppo di venti combattenti sull'altro versante rispetto a quello dell'agguato e di risolvere la situazione con le bombe a mano.


La vittoria fu completa. I tedeschi caduti furono 42 mentre 27 furono catturati, 6 invece, in fondo alla colonna, riuscirono a fuggire subito dopo l'inizio dell'attacco. Le armi sequestrate furono molte e preziose: un cannone da 88 mm, un obice, una mitragliatrice pesante, due mortai, due fucili mitragliatori, sette mitra, un fucile di precisione, cinquanta fucili, sei pistole e molte casse di munizioni e bome a mano.


Il battaglione partigiano, forte di circa 220-230 uomini non subì nessuna perdita. Due terzi di loro provenivano da Monfalcone, Ronchi, Staranzano e dalla Bassa Friulana, membri da tempo del movimento antifascista e appartenenti all'unità armata conosciuta come Brigata proletaria. I combattenti di nazionalità slovena invece erano di Dol, Opatje selo, Lokvica, Sela na Krasu, Vrh, Poljane e Miren.


Il battaglione partigiano di Dol è stato operativo per due settimane, durante la Goriska fronta - Battaglia di Gorizia. Dopo lo sfondamento delle unità meccanizzate e corazzate dell'Esercito tedesco che scatenarono un'offensiva in tutto il Litorale fino all'Istria si sciolse. I suoi combattenti entrarono in altre unità che si ritirarono verso le ampie foreste sugli altipiani e verso le zone interne del Carso.

(Il testo è ripreso dal libro DOL SKOZI BOJ DO SVOBODE - NELLA LOTTA PER LA LIBERTA' di Milan Pahor, pubblicato nel 1977)


Slovenscina:


SPOPAD V DOLU

Splosno stanje


8. septembra 1943 ob 18.00 uri je po radiu razglas o brezpogojni kapitulaciji italijanske vojske najprej objavil poveljnik zavezniskih sil za Sredozemlje general Eisenhower, dobro uro z tem pa je podobno izjavo dal marsal Badoglio v Rimu.


Fasisticne enote, orozniske postaje in vojska so po objavi kapitulacije naglio razpadale in se spreminjale v neorganizirane skupine. Ljudstvo na Primorskem je takoj zacelo pod vodstvom odborov OF odstarnjevati organe fasisticne oblasti in razorozevati italijansko vonosko. Jedro te akcije je tvorilo kakih 250 paritzanov, ki so tedaj bili na Primorsem, saj se je Gradnikova brigada premikala po Dolenjski.


V dveh dneh je postalo svobodno vse ozemlje Slovensega Primorja razen Trasta in Gorce ter naselij ob zelezniskih progah, ki so jih ze cuvale enote 71. nemske divizije. Ogromne kolicine orozja so postale last mnozic, ki so se oborozevale.


V Gorici je italijansko poveljstvo zavlacevalo z odgovorom na predlog poveljstva partizanskih sil in OF, naj bi se zdruzili v boju proti nemski vojski. Tako je le-ta 11.semptembra vkorakala v mesto med pozdarvljanjem kar precjsnjega dela mascanov.


Okrog mesta se je oblikovala frontna crta, ki je spominjala na tisto iz prve svetovne vojne. Oblikovale so jo malostevilne enote izkusenih upornikov in manozica novih borcev (od 4.000 do 5.000; sovraznikove sile pa okrog 16.000 moz) pod poveljstvom staba primorske operativne cone s sedezem na Vogrskem.


Juzni del Goriske je postal pomembrno vozlisce, cez katerega se je premikalo na tisoce ljudi: italijanski vojaki na gebu proti zahodu, zaporniki, interniranci in razni vojni urjetniki v nasprotni smeri. Premikale so se tudi velike kolicine opreme, orozja, streliva in tudi hrane, ki so jih pripadniki OF zapleninil v vojasnicah in skladiscih, Iz Trzica in Laskega so se v isto smer premikale skupine novih paritzanov, ki so imeli svoje zbiralisce najprej v Selcah in nato na Paljkiscu v Dolu.


Nato so se o 14. do 25. semptembra odvijali hudi spopadi in prtinapadi nemskih sil, ki so zelele ocistiti ozemlje, preprezeno s pomembnimi prometnicami, ki jih je nemska vojska morala imeti pod svojim nadzorom.


SPOPAD PRI DEVETAKIH


Zgodaj zjutraj 18. sempte,mbra se je zacela iz Trzica pomikati kolona nemske vojse s sedmimi toornjaki, ambulantnim vozilo in oklepnim avtomobilom. Prodrla je skozi vs Selce do Doberdoba in Poljan. Tam so bili obvescevalci na mestu in so sovraznikov prihod sporocili na Paljkisce, od koder se je partizanski bataljon premaknil po pobocju proti Devetakom.
Motorizirana kolona je nadaljevala svoj premik proti Devetakom in zavila proti Gorici. Kljub previdnosti, s katero se je premikala je padla v paritzansko zasedo med Gabrjami in RUpo. Med ostrim spopadom je bila najprej zautavljena in nato odbita. Medtem pa je bataljon iz Dola zasedel polozaje deloma v kamnolomu, deloma na pobocju med kamnolomom in Devetaki, manjsa skupina pa od kamnoloma proti cukiscu. Partizani so poleg pusk imeli v oborozitvi 1 tezki in 3 lahke mitraljeze. Postavili so jih precej skupaj na obrasel gric nad kamnolomom, ker so tako lahko nadzirali celoten odsek ceste od Cukisca do Devetakov. Bataljon se je razporedil desno in levo od tezkega mitaljeza v dolzino okrog 300 m .
Ko se je motorizirano sovraznikova kolona pri Gabrjah morala umakniit, se je vracala v smeri prihoda. Premikala se je zelo previdno. Vojaki so pretezno hodili na razdaljo treh metrov eden od drugega. vozila pa so bila stiri. ostala so bila onosposobljena pri Gabrjah. Dva tovornjaka sta vlekla za seboj vsak po en top. Ko je kolona bila kot na dlani pred partizansko zasedo , so med 13.00 in 14.00 uro zaropotali mitraljezi.
Precej nemskih vojakov je takoj padlo, ostali so se zatekli v grapo ob cesti ali pa v kaverne tik nad njo. Manski skupini je uspel umik po pobocju Brestovca v smeri Vrha. Dveh topov niso mogli uporabiti: vsak vojak, ki se jima je priblizal, ga je zadela krogla. Medtem se je partizanska frontna crta podaljsala na Macjo reber por prihodu okrog 30 borcev iz Opatjega sela, Lokvice in Sel.
Odpor nemskih vojakov, ki so polegli v graben ob cesti je bil kamlu strt, s sterljanjem pa so naldaljevali tisti, ki so se zatekli v kaverne izkopane med prvo svetovno vojno. Zacetni napad je trajal okrog po ure, nato je nastalo deloma zatisje, ki ga je presekalo strljanje vsakic, ko so nemski vojaki skusali priti iz zavetisc. To je trajalo nekako do 16.00 ure in narascala je nevarnost, da se od nekod pripelje kaksna druga sovraznikova kolona, Zato je parizansko poveljstvo odlocilo, da poslje skupino 20 borcev mimo gostilne pri Devetakih na nasprotno brestovsko pobocje nad kaverne. Ko so prisli nadnje, so napadli z rocnimi bombami in nemski vojaki so bili prisiljeni z dvignjrnimi rokami priti na plano.
Zmaga je bila popolna: dvainstirideset vojakov je padlo, sedemindvajset je bilo ranjenih in zajtetih, sestim je uspel pobeg. Parizani niso v spopadu imeli mrtih in initi ranjenih. Zato je spomenik pri Devetakihm na sticiscu madadamskih gosdnih cest pod kamnolomom posvecen zmagi in ne padlim, kot velja za velikansko vecino drugih obelezij, ki nas spominnjajo na Narodnoosvobodilno borbo.
Plen v orozju je bil izreden: top 88mm, bavbica, 2 minometa, tezki kitraljez, 2 puskomitraljeza, 7 brzostrelk, ostrostrelna puska, 5 pusk, 6 pistol in nekaj zabojev streliva ter rocnih bomb. Tovornjakom so odvzeli kolesa in jih porinili s ceste.
Partizandke silo so stele priblizno 225 borcev, od teh je bilo 150 vstajnikov italijanske narodnosti, v glavnem iz Trzica in Ronk, ladjedelnicarjev, pristaniskih in drugih delavcev, ki so bili ze prej protifasisticno organizirani in so se udeliezili bojev na Gorski fronti v okviru tako imenovane Proletarks brigade. Slovenci so bili iz Dola, Opatjega sela, Lokvice, Sel na Krasu, Doberdoba, Vrha, Poljan in Mirna.
Partizanski bataljon v Dolu je bil operativen dva tedna, kolikor je trajala Goriska fronta. Po prodoru mehaniziranih in oklepnih enot nemske vojske, ki so ofenzivno nastopile po vsej Primorski tja do Istre, je razpadel. Po rasformiranu so se borci prerazporedili po drugih enotah, ki so se umaknile na trnovsko in druge pogozdene planote ali v notranjost Krasa.
(Besedilo je povzeto iz knige DOL SKOZI BOJ DO SVOBODE ki jo je spisal Milan Pahor in je izsla leta 1977)


mercoledì 16 settembre 2009

“L'arte della vita sta nell'imparare a soffrire e nell'imparare a sorridere." Hermann Hesse.

 

pianto_sorriso

Fai della tua vita il più grande dono. Impara a saper apprezzare anche le più piccole cose, se ancora non ti sei deciso/a a farlo. Nella vita ci sono varianti emozioni. C'è l'odio, l'amore, la felicità,la tristezza, la solitudine, la solidarietà, il nervosismo, la rabbia, il dispiacere, l'armonia. E non sempre e solo possiamo provare i più belli e piacevoli tra questi. La vita è bella proprio perché ogni giorno non si sa cosa ci attende. Quale emozione aspetta da noi di esser provata.

"Beni preziosi: le persone speciali" / Barbara Brussa

Girovagando tra i vari blog, mi sono fermata dalla mia amica "Helfra" dove ho letto un bellissimo post, un post che mi ha colpito molto e non ho potuto fare a meno di pubblicarlo anche nel mio blog, in modo da averlo sempre a disposizione. Ho chiesto il permesso a Helfra che molto gentilmente, mi ha dato l'OK. Se volte visitare il suo blog (ve lo consiglio!) cliccate  quà.

"Le persone speciali che entrano nella nostra vita, sono doni che ci vengono offerti in comodato d'uso gratuito. Pertanto, non dovremmo mai comettere l'errore di pensare che ci apparterranno di diritto per sempre. Dovremmo essere pronti a restituirle, nel momento in cui la Vita ci chiederà di farlo. Perchè le persone speciali sono talmente poche che, spesso, è necessario lasciarle un pò anche agli altri... Ad ognuno il suo tempo...

Quando capita che arriva il nostro turno - ricordandoci che nulla ci appartiene per sempre - dovremmo avere la massima cura di quanto ci è stato dato in usufrutto per un tempo limitato. Cura e Amore , per non sciupare e per far crescere rigoglioso, un bene prezioso e, nel contempo, godere dei succosi frutti che esso ci donerà. E quando dovremo necessariamente restituirlo, niente lacrime né strazianti scene d'addio (non è facile, lo so): solo un grande ringraziamento alla Vita, per averci concesso il nostro tempo, il nostro spicchio di felicità.

Poi capita (non sovente, ma capita) che, chi di dovere, si dimentichi di chiedere la restituzione del bene prestato - per problemi di burocrazia interna o chissà che altro - Sta di fatto che, quella persona speciale, resterà con noi per tutta la vita. Ma di questa dimenticanza ce ne renderemo conto soltanto quando ci saremo incamminati lungo il viale del tramonto e, proprio in quel preciso istante, ci guarderemo indietro, e tutt'attorno... e, non scorgendo il furgoncino del vettore che tempo addietro ci aveva consegnato quel bene, tireremo un sospriro di sollievo. Allora, prenderemo, fra le nostre, le mani di chi ci è stato accanto per una vita intera e guardandolo/a negli occhi gli/le diremo: "Siamo stati fortuanti, te ne rendi conto?... " E quella persona speciale, che fa ormai parte di noi, è ancora la più bella del mondo, come noi lo siamo per lei; proprio come è sempre stato, perché l'abbiamo amata e ce ne siamo presi cura, con la consapevolezza che ogni giorno, accanto a quella persona, avrebbe potuto essere l'ultimo, prima di doverla restituire. L'uomo o la donna ideali vengono "consegnati", se siamo fortunati, una sola volta nella vita: se non ci renderemo conto della grande fortuna di quel momento, potremmo perdere l'occasione (forse l'unica) che la Vita ci offre per essere davvero felici. Per un tempo determinato o per tutta la vita."

sabato 12 settembre 2009

Il Tiramisù di Renato

 

Il Tiramisù di Renato è davvero buono e riscuote molto successo.

Ricetta:

- 500 g mascarpone
- 4 uova
- liquore  “Marsala” nel nostro caso abbiamo usato il Cointreau q.b.
- 75 g di zucchero
- 2 pacchi di Savoiardi (800 g)
- caffè espresso (poco zuccherato) q.b.
- cacao amaro in polvere

Preparazione:

In una terrina unire  i tuorli delle uova con lo zucchero e mescolarli.

In un’altra terrina  montare a neve l’albume, dopodiché unirli insieme e mescolarli di nuovo finché non si ottiene un composto omogeneo.

Bagnare i savoiardi nel caffè, molto velocemente, per non inzupparli troppo, e disporli ordinatamente sul fondo di una teglia o di uno stampo, ultimato il primo strato coprire con il composto e disporre un altro strato, coprire anch'esso e continuare fino ad esaurimento dei savoiardi e dell'impasto. Cospargere la superficie con il cacao amaro e far raffreddare in frigorifero.

Evviva il tiramisù di Renato!!!

Origini del Tiramisù:

Il tiramisù è uno dei dolci italiani più famosi, in Italia e nel mondo ed ecco perché ci sono tante varianti. Tra le più frequenti, troviamo il pan di Spagna al posto dei savoiardi, liquori o vini, aggiunta di frutta, sostituzione del caffè con il cacao o altri liquidi, eccetera.

Riguardo le origini del tiramisù, sono state rintracciate diverse storie, alcune molto fantasiose, altre che sembrerebbero più attendibili. Sono diverse anche le regioni che si contendono la paternità sulle origini del tiramisù: Piemonte, Lombardia, Veneto e Toscana.

La storia più fantasiosa riguardante le origini del tiramisù narra di un pasticciere torinese che, in seguito ad una richiesta dell'allora primo ministro Camillo Benso Conte di Cavour, creò un dolce che sostenesse il goloso statista nella sua difficile opera di unificare il territorio italiano. Da qui il nome, appunto, di "tiramisù".

Altri racconti, meno fantasiosi, ma allo stesso modo difficilmente confutabili, sulle origini del tiramisù, le fanno risalire o al ristorante "El Toulà" di Treviso, oppure all'opera di alcuni pasticcieri senesi, verso la fine del 1600, in occasione della visita del Granduca di Toscana, Cosimo III de'  Medici.
Il dolce avrebbe dovuto rappresentare quelle che erano le caratteristiche del nobile: grandiosità e semplicità. Era importante che fosse sfarzoso e goloso proprio come il duca. Venne così realizzata quella che al tempo fu chiamata “zuppa del duca”. In seguito sembra che i cortigiani attribuirono al dolce proprietà eccitanti e afrodisiache così che da “zuppa del duca” divenne "tiramisù".

Il tiramisù è un dolce ipercalorico, e per alleggerirlo si può sostituire il mascarpone con la ricotta, si può ridurre un poco lo zucchero e si possono ridurre oppure omettere i savoiardi per esempio in  milia esiste una versione più leggera del tiramisù, fatta solo con la crema, senza i savoiardi e con il cioccolato a scaglie mescolato all’interno che ancora oggi si chiama “crema della duchessa” o "zuppa della duchessa", ma secondo me non è la stessa cosa (dovrò provarlo, sarà buono comunque), ma ritornando al togliere per alleggerire, poi? Il gusto sicuramente non sarà e non può essere lo stesso!  No, non mi convince, non lo so… secondo me sicuramente non è un dolce da mangiare tutti i giorni, ma ogni tanto e con moderazione (questo vale per tutti gli alimenti).

giovedì 10 settembre 2009

Primo giorno di asilo? O o o oggi?!?!

Oggi primo giorno di asilo per Francesco, ma non lo sapevamo, ce ne siamo accorti troppo tardi facendo una telefonata all’asilo! Ma, ma, ma dico io, non potevano avvisare? Tempo fa ci è arrivata una lettera riguardante la mensa, ma non potevano mettere due righe?!?!

Mah, vuol dire che domani sarà per lui il suo primo giorno.

Quando glielo abbiamo detto è stato contentissimo, non vede l’ora di rivedere gli amici lasciati a giugno, giocherà, si divertirà e imparerà tante cose nuove.

Quest’anno è il suo ultimo anno d’ asilo o come si chiama adesso “scuola dell’infanzia”.

Cresce il piccolino, sembrava ieri che aveva 6 mesi quando iniziava il suo percorso al nido “Il presepe” ora è un bambino giudizioso, socievole e simpatico (beh, lo è sempre stato).

Domani c’è la sveglia un altro passo verso il suo futuro!

10giugno2009 (1)

lunedì 7 settembre 2009

Felicità dove sei?

lente_ingrandimento Se non trovi la Felicità forse è perché la cerchi dalla parte sbagliata, non la cerchi nei tuoi panni...Non la cerchi nel tuo focolare. Secondo te, gli altri sono più felici, ma tu non vivi a casa loro...Dimentichi che tutti hanno i loro problemi e se fossi al posto degli altri, certamente non ti piacerebbe. Come puoi amare la vita se il tuo cuore è pieno d'invidia? Se non ti ami? Se non ti accetti? Il più grande ostacolo alla Felicità, forse è sognare una Felicità troppo grande. Cogli la Felicità con il contagocce: sono le goccioline a fare gli oceani. Non cercare la Felicità nei tuoi ricordi, non cercarla neppure nel futuro: cercala nel presente. E' qui, e qui soltanto, che essa è in attesa. La Felicità non è un oggetto che puoi trovare fuori da te. La Felicità è solo un progetto che parte da te, e in te si realizza. Non vi è mercato della Felicità, non vi è macchina della Felicità. Ci sono persone che credono nella Felicità, ci sono persone che costruiscono la loro Felicità. Se allo specchio il tuo volto non ti piace, a che servirà rompere lo specchio? Non è lo specchio che va infranto, sei tu che devi cambiare.

Charles E. Plourde